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Eolico e solare per indipendenza energetica del Marocco

In Marocco è in funzione la più grande centrale eolica del continente africano. Altre saranno realizzate, anche grazie ad un consorzio con Enel Green Power.  Lo scopo del paese che si è mosso in maniera importante nell’ultimo periodo è entro il 2020 è coprire il 42% del fabbisogno elettrico con le rinnovabili. 

 

Il Marocco, un Paese senza significative risorse energetiche fossili, ha intrapresto speditamente una strada per una maggiore indipendenza economica che consentirebbe un notevole risparmio della spesa del paese. Oggi dipende dall’import di energia per il 92%, ma ha obiettivi importanti già al 2020 soprattutto per il solare e l’eolico. Khadija Ezaoui è capo progetto per l’azienda Energie Eolienne du Maroc (EEM) e alla agenza di stampa Dire ha spiegato in cosa consiste lo sviluppo dei parchi eolici in un Paese che sta da tempo spingendo molto sulle installazioni di impianti a fonti rinnovabili

Una centrale eolica molto grande è quella di Akhfennir, a 200 km da Laayoune. Poi a ruota, quella di  Tarfaya, attualmente il più grande impianto ad energia dal vento nel continente africano. Entrambi i parchi eolici, sonos stati realizzati nell’ambito del Piano energetico nazionale lanciato nel 2010 dal sovrano del Marocco, sono già in funzione. L’azienda EEM è privata e vende energia sia ai privati che alle istituzioni pubbliche, collaborando con l’Ufficio nazionale per l’energia elettrica. 

La società ha recentemente vinto una gara di appalto con Enel Green Power per la costruzione di altri cinque impianti eolici in tutto il Marocco per un totale di 850 MW; andranno completati entro il 2020. Questo consorzio venderà l’energia prodotta all’interno del territorio nazionale.  Della serie che la decisione e l’intraprendenza sono possibili motivi di successo.  Ma qual è l’impatto sulle popolazioni locali? “Abbiamo fatto diversi studi per verificare eventuali ripercussioni e tutti hanno confermato che non vi è alcun rischio. Ci sono solo effetti positivi”, ha spiegato a Dire, Khadija Ezaoui. 

Ecco alcuni degli impatti più consistenti:

  • risparmio di 300mila tonnellate di CO2 all’anno, l’equivalente assorbito da 150 milioni di alberi. 
  • nuovi posti di lavoro a circa 1000 persone, per una durata di due anni, e altre 60 sono state assunte nel momento in cui la centrale è entrata in funzione. 
  • La costruzione di Akhfennir ha richiesto 500 operai e poi 50 tecnici per il suo funzionamento. In generale, dice il responsabile dell’azienda marocchina, “viene privilegiata la manodopera locale, molta della quale ha ricevuto anche una formazione specifica”. 

Il ministro dell’Energia, delle miniere, dell’acqua e dell’ambiente durante un incontro economico franco-marocchino, lo scorso 11 marzo a Casablanca, ha detto che il Paese investirà una cifra pari a 40 miliardi di dollari nel settore energetico durante i prossimi 15 anni, di cui 30 miliardi di dollari in impianti in fonti rinnovabili. Sicuramente un intento molto convincente anche alla luce  del fatto  che ospiterà i negoziati della COP22 sui cambiamenti climatici a Marrakesh, dal 7 al 18 novembre 2016