Vademecum

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Energia dal vento

Vento, tecnologia e incentivi: ci sono tutti gli ingredienti per il decollo della micro e mini generazione eolica. A frenare il mercato i numerosi cambiamenti legislativi

La produzione di energia elettrica da turbine eoliche di piccola taglia in ambito agricolo, industriale e urbano rappresenta ancora una strada tutta da esplorare. Ciò che frena il mercato sono le continue evoluzione normative che creano molte incertezze tra gli operatori sull’iter autorizzativo.

In linea generale, anche se non esiste una classificazione convenzionale che definisca il mini eolico, per microgenerazione s’intendono tutti gli impianti di produzione di energia con potenza non superiore a 200 kW.

Le piccole turbine pur essendo simili alle grandi presentano una tecnologia molto più semplice. Un generatore da 50 kW, ad esempio, ha una torre di 18-24 metri di altezza, le pale hanno un diametro che può arrivare fino a 18 metri e occupano una superficie di 25 m2. La rumorosità è intorno ai 65 dB (un sussurro equivale a 40 dB).

La quantità di energia prodotta dalla turbina è determinata: dalla intensità del vento espressa in metri al secondo (m/s), dal diametro del rotore e dalla potenza nominale del generatore elettrico. I costi di investimento unitari vengono stimati decrescenti in funzione alla crescita del mercato e all’innovazione tecnologica. Il costo specifico medio è stimato a circa 2,5 Euro/KW installato. Gli elevati costi di impianto per la realizzazione di centrali eoliche di media e grande taglia determinano, comunque, l’introduzione, nel mercato, solo dei grandi gruppi, con scarsa ricaduta economico-finanziaria sul territorio. L’interesse crescente negli impianti da fonte rinnovabile di piccola taglia emerge dal fatto che la deregolamentazione del mercato dell’energia possa condurre a un sistema di generazione diffusa, in alternativa alla generazione centralizzata e nazionalizzata, ove le unità generative sono rappresentate da grandi impianti.

Il concetto di “generazione diffusa” è quanto di più adeguato alle esigenze che i Paesi europei si trovano a dover soddisfare:

  • uso efficiente delle risorse;
  • flessibilità/autonomia/autosufficienza/sicurezza del sistema energetico;
  • rispetto dell’ambiente (protocollo di Kyoto sulla riduzione delle emissioni climalteranti).

La diffusione capillare di impianti eolici di piccola taglia allacciati alla rete pubblica, può ridurre i flussi di potenza dalle centrali verso le utenze periferiche, con ulteriori vantaggi dovuti alle minori perdite sulle linee e al contenimento di ulteriori elettrodotti e grandi centrali.

E’ possibile quindi definire nuovi modelli di sviluppo della distribuzione dell’energia elettrica, producendo energia da fonte rinnovabile nello stesso luogo dove viene consumata, con riduzione notevole dei costi sociali e ambientali dovuti al trasporto dell’energia con elettrodotto e al consumo di energia da fonte fossile.

Per quanto riguarda gli incentivi economici, il mini eolico può usufruire della tariffa omnicomprensiva. La tariffa consiste nel riconoscimento economico, che varia in funzione della potenza, sull’energia prodotta dagli impianti (misurata in kWh) con l’esclusione di quella che serve all’impianto stesso per funzionare.

La tariffa ha una durata di 20 anni e sarà garantita da un unico soggetto nazionale, il GSE (Gestore dei Servizi Energetici). Alla scadenza, si può continuare a vendere energia alla rete con le modalità definite dal meccanismo “ritiro dedicato”, ossia con la possibilità di immettere tutta l’energia in rete remunerata con il prezzo zonale medio dell’area geografica dove si trova l’impianto.

L’attuale legislazione fissa in 60kW il limite massimo per poter usufruire direttamente dell’incentivo. Per gli impianti di potenza superiore ai 60kW e inferiore ai 5000kW l’accesso all’incentivo è subordinato all’ingresso nel registro.

Il mercato

Il mercato italiano del mini eolico offre grandi possibilità di sviluppo grazie alla presenza degli incentivi.

Il mercato italiano del mini eolico offre grandi possibilità di sviluppo grazie alla presenza degli incentivi.

Secondo i dati Gse, elaborati dell’associazione di categoria Assieme, la capacità totale del mini eolico al 31 dicembre 2013 arriva a 27.986, per un totale di 515 impianti funzionanti, con 5150 kW in più rispetto al primo semestre 2013

Le Regioni in testa alla classifica sono la Puglia con 10366 kW, la Basilicata con 6017 kW, la Campania con 3913 kW e la Sardegna con 1857 kW.

Il GSE ha pubblicato a giugno 2014 l’aggiornamento degli impianti installati a dicembre 2013. Riportiamo una estrapolazione dei dati dal documento.

Impianti ammessi in posizione utile a seguito di iscrizione ai registri e che non hanno comunicato l’entrata in esercizio al 31 dicembre 2013

Eolica onshore

Numero

Potenza

Da 20 a 200 kW

264

50 MW

Impianti ad accesso diretto che hanno comunicato l’entrata in esercizio al 31 dicembre 2013

Eolica onshore – Integrale Ricostruzione

Numero

Potenza

Da 20 a 200 kW

2

0,09MW

Eolica onshore – Nuova Costruzione

Numero

Potenza

Da 1 a 20 kW

38

0,32 MW

Da 20 a 200 kW

64

3,43 MW

Impianti ammessi in posizione utile a seguito di iscrizione ai registri per gli interventi di nuova costruzione, integrale ricostruzione, riattivazione o potenziamento e che hanno comunicato l’entrata in esercizio al 31 dicembre 2013

Eolica onshore – Nuova Costruzione

Numero

Potenza

Da 20 a 200 kW

8

1MW

     

Con l’attuale sistema incentivante, in un sito con ventosità adeguata e un investimento di 180-230mila euro per una turbina minieolica da 60kW, si hanno tempi di rientro di 6-9 anni, con entrate di 6-8mila euro all’anno per i primi 10 anni e 30-35mila euro all’anno dall’undicesimo anno in poi.

Nel nostro paese si installa molto meno rispetto al resto del mondo a causa della difficoltà di accesso al credito, della mancanza di un sistema di certificazione delle macchine, di rilevazioni anemometriche preventive costose rispetto al costo totale, di iter burocratico complesso in alcune aree e del complicato sistema di aste e registri per potenze superiori a 60kW che ha sostanzialmente imbrigliato lo sviluppo.

Al contrario, negli altri paesi, secondo il nuovo report di GlobalData, il mercato mondiale del minieolico sta per moltiplicarsi per un fattore 5 nei prossimi 7-8 anni, passando dai 609 milioni di dollari del 2012 a 3 miliardi di dollari nel 2020.

Il fatturato del settore nei prossimi anni  – si stima – crescerà con un tasso aggregato annuo del 22%, e la potenza installata con un tasso del 26,1%.

La potenza cumulativa installata, nello stesso periodo, passerà da poco più di 728 MW a circa 4,7 GW.

La spinta al mini eolico è da attribuire agli incentivi introdotti o in via di introduzione e alle semplificazioni amministrative recepite in molti Paesi e di una forte spinta in Cina.

I mercati più attivi sono Cina, Usa e Regno Unito, che assieme hanno pesato per l’80% della domanda 2012, installando rispettivamente 266, 216 e 118 MW.

La Cina conta oltre 80 produttori di macchine per minieolico e ha una grossa fetta di popolazione che vive in aree rurali, dove la generazione distribuita del piccolo eolico sarebbe ideale.

Anche in Gran Bretagna, il mercato con la crescita più rapida nel 2012, ci si aspetta un notevole sviluppo nei prossimi anni.

Non mancano anche negli altri paesi gli ostacoli, come: crisi economica, incertezza normativa, specie nelle procedure autorizzative, assenza di sistemi di certificazione e di programmi di net metering.

Il panorama commerciale sia italiano che estero del minieolico al di sotto dei 200kW è concentrato prevalentemente su impianti ad asse orizzontale con potenze di 10, 20, 30, 60 e 200kW. Tale scelta della filiera rispecchia l’attuale sistema incentivante suddiviso appunto per classi di potenze. Negli ultimi anni il mercato si è indirizzato prevalentemente verso i modelli da 60kW per la maggiore facilità dell’iter autorizzativo.

Oggi sono circa una cinquantina i produttori in Italia di mini turbine eoliche ai quali si interfacciano le aziende specializzate in componentistica elettrica ed elettronica, meccanica, sistemi di automazione, torri.

Come per il fotovoltaico, i committenti sono oltre ad investitori, anche aziende agricole che sfruttano l’incentivo come un’opportunità di reddito alternativo.

L’industria italiana dei produttori ha saputo rispondere molto bene alla richiesta di macchine ad alte prestazioni. Ciò che ancora stenta ad affermarsi è la certificazione della curva di potenza delle mini turbine, a causa della non obbligatorietà e della complessità del processo richiesto per l’ottenimento del documento da parte delle strutture autorizzate. Questo spiega perché alcuni investitori, per ottenere maggiori vantaggi sull’accesso al credito, mostrano più interesse verso modelli provenienti dal Nord America o dal Nord Europa dove la curva di potenza non è semplicemente dichiarata dal costruttore ma è stata effettivamente valutata e verificata da enti terzi.

Da questo link è possibile estrapolare dei grafici sul mercato italiano del mini eolico.

Fonte: ASSIEME

Le tecnologie

Gli aerogeneratori appartengono a due differenti tipologie: ad asse orizzontale e ad asse verticale. Nei primi, i più conosciuti, l’asse di rotazione che supporta le pale è orizzontale e queste ruotano, quindi, su un piano verticale. Il rotore è sopravento rispetto alla torre e, in questo modo, il vento incontra prima le pale e poi il sostegno. Una tipica macchina eolica ad asse orizzontale è composta generalmente da 3 pale (non mancano casi di modelli bipala) fissate su un mozzo che, nell’insieme, costituiscono il rotore. Il mozzo è collegato ad un albero su cui è posizionato un freno, a valle del quale si trova il generatore elettrico da dove si distribuiscono i collegamenti elettrici alle utenze da alimentare o direttamente alla rete. Tutti questi elementi sono ubicati in una cabina detta navicella o gondola, che è posizionata su un supporto-cuscinetto orientabile in base alla direzione del vento. La velocità delle pale è controllata da un sistema di controllo che svolge principalmente due funzioni:

  • moltiplica i giri per rendere il movimento delle pale almeno sufficiente per generare energia elettrica (“moltiplicatore di giri”);
  • frena o blocca i giri delle pale in caso di sovraccarico e quando la forza del vento supera un determinato fattore critico (“sistema frenante”).

Per assicurare il massimo rendimento, la navicella può ruotare il rotore di 180° adeguandolo alla direzione del vento. Quest’ultima viene invece captata da un timone posizionato in coda. L’intera navicella è collocata su una torre tubolare o a traliccio.

Nei generatori ad asse verticale, l’asse di rotazione che supporta le pale è, appunto, verticale. Un vantaggio di questi impianti riguarda l’intercettazione del vento: viene, infatti, captato indipendentemente dalla direzione di provenienza senza necessità di un sistema di orientamento del rotore. La velocità di cut-in è pari a 2-3 m/s e questo garantisce il maggior sfruttamento di venti medio-bassi. Grazie alla forma del rotore, queste turbine hanno un impatto visivo molto limitato e questa caratteristica rende possibili il loro impiego in ambito urbano. L’unico aspetto negativo è il costo, notevolmente superiore rispetto alla media.

Le piccole turbine pur essendo simili alle grandi presentano una tecnologia molto più semplice. Un generatore da 60, ad esempio, ha una torre di 30-36 metri di altezza, le pale hanno un diametro che può arrivare fino a 23 metri e occupano una superficie di 50m2. La rumorosità è intorno ai 60dB (un sussurro equivale a 40dB).

L’innovazione

Negli ultimi anni, le aziende produttrici hanno migliorato la tecnologia cercando di trasferire ai piccoli impianti le prestazioni presenti nelle turbine di grossa taglia. Tra le varie migliorie citiamo ad esempio il controllo del passo o pitch control, un dispositivo che consente una regolazione automatica dell’inclinazione delle pale rotoriche in funzione del vento. Questo si traduce in uno sfruttamento ideale dell’impianto in quanto ad ogni velocità del vento la pala si pone con un’inclinazione ottimale. Tale sistema garantisce inoltre una potenza costante in uscita in un ampio range di funzionamento. Altre novità riguardano le turbine con timone direzionale interno, in questo modo si evitano vibrazioni e perdita di potenza nel posizionamento al vento. Molti aerogeneratori sono inoltre dotati di un dispositivo di controllo della produzione o delle anomalie a distanza. Gli impianti da 100kW presentano, a richiesta, una torre con scala interna per gli interventi di manutenzione in quota. Altri modelli prevedono il “Kit idraulico” che permette sollevamenti e riparazioni senza l’uso di piattaforme esterne.

Oggi i costruttori italiani, hanno sviluppato sistemi molto efficienti, ponendosi al passo con i mercati esteri. I modelli da 60kW in su sono infatti dotati di sistemi “direct drive” a magneti permanenti assicurando la massima affidabilità.

Tuttavia però non mancano gli operatori che propongono macchine rigenerate o turbine scadenti di dubbia provenienza. E’ fondamentale nel caso vi sia un interesse per le macchine rigenerate, che offrono attualmente prezzi decisamente inferiori rispetto al nuovo, verificare che il prodotto sia munito di ri-marcatura CE e che abbia quindi un nuovo fascicolo tecnico, manuale d’uso e di manutenzione.

Per l’industria italiana diventa sempre importante che i modelli siano provvisti di certificazioni tecniche e prestazionali delle turbine basate sulle norme CEI EN 61400 “certificazione di prodotto e classi di appartenenza” e CEI EN 61400-12-1 e CEI 61400-21 “certificazione della curva di potenza”, fondamentale per attestare in modo trasparente la produzione elettrica a una data velocità del vento, la conformità costruttiva meccanica ed elettrica alle norme vigenti, attraverso verifiche di calcolo e prove di durata in campo e infine la certificazione dell’emissione acustica.

Il territorio e il vento

Per valutare l’effettiva potenzialità di un impianto è indispensabile un’accurata conoscenza delle caratteristiche del vento nel sito in cui si vuole installare l’aerogeneratore.

L’intensità del vento dipende dall’orografia del terreno e dalla rugosità del suolo ma anche soprattutto dall’altezza dal suolo: più ci si alza maggiore è la velocità del vento.

In particolare, più un terreno è corrugato, cioè presenta variazioni brusche di pendenza, boschi, edifici e montagne, più il vento incontrerà ostacoli che ridurranno la sua velocità.

Stesso discorso per i contesti antropizzati, quindi con presenza di edifici, dove il vento incontra ostacoli che possono comportare grandi scostamenti rispetto alle condizioni del vento in posizioni indisturbate o a quote superiori. Ecco perché è fondamentale conoscere l’andamento nel tempo della direzione e della velocità del vento e la sua distribuzione in quota.

In linea generale, la posizione ideale è su un terreno caratterizzato da una bassa classe di rugosità e una pendenza compresa tra 6 e 16 gradi. Il vento deve superare la velocità di almeno 5 metri al secondo e deve soffiare in modo costante per gran parte dell’anno.

La producibilità energetica di una turbina eolica varia con il cubo della velocità del vento, per cui ad es. un sito con una velocità media annua del vento di 5,6 m/s permette di produrre il doppio di energia elettrica rispetto a un sito in cui tale velocità è di 4,5 m/s.

Perché un impianto eolico possa lavorare, ricordiamo che deve esserci una velocità minima del vento di 3-5 m/s, fino a un massimo di 12-14 m/s.

Un esame preliminare per conoscere la ventosità di un sito può essere condotto attraverso la consultazione dell’Atlante eolico del territorio italiano (http://atlanteeolico.rse-web.it/viewer.htm). La piattaforma elaborata dal CESI da la possibilità di conoscere le aree potenzialmente vantaggiose per l’installazione di un impianto minieolico.
Per le analisi preliminari del vento, il mercato offre inoltre servizi di reanalisi eolica, un modello studiato per individuare e caratterizzare i siti idonei all’installazione di generatori eolici attraverso la modellazione dei regimi di vento locali senza la necessità di campagne di misura anemometrica.

Solo in un secondo momento sarà opportuno eseguire un’indagine più approfondita attraverso l’analisi anemometrica. I dati raccolti indicano l’intensità ventosa dell’area in archi temporali, che possono essere stagionali, mensili o annui.

Stimata la velocità del vento e la sua distribuzione nel tempo, si sceglie il modello di turbina e si calcola la produzione annua di energia elettrica attesa.

Indicativamente un impianto mini eolico installato correttamente in un buon sito con velocità media annua fra 5 e 6 m/s fornisce una produzione annua compresa fra 1.000 – 1.800 kWh per ogni kW di potenza nominale.

In altri termini l’impianto “lavora fra 1.000 – 1.800 ore equivalenti“, intendendo che si sarebbe ottenuta la stessa produzione di energia elettrica facendo funzionare il generatore alla potenza nominale per lo stesso numero di ore in un anno.

Il territorio italiano è contraddistinto da valori della velocità media del vento in genere non elevati. Le zone maggiormente interessanti sono la Sardegna, la Sicilia, l’Appennino tosco-emiliano, l’Appennino nella Basilicata e nella zona di confine tra Campania, Calabria, Molise, Puglia.

Ad altezze contenute dal livello del terreno sottostante (non superiori a 25 metri di altezza) questo valore è generalmente compreso fra 2 e 7 metri al secondo.

Altri aspetti importanti nella scelta del sito sono: la lunghezza del percorso elettrico (costi di interramento e dispersioni d’energia), i vincoli (paesaggistici, ambientali, idrogeologici).

E’ anche fondamentale da considerare nell’installazione di una turbina eolica ad asse orizzontale la distanza da case o terreni confinanti. Anche se in Italia non vige alcuna legge nazionale che imponga una distanza minima dalle abitazioni, sebbene possano esservi restrizioni in tal senso previste dalla normativa locale, è buona regola tenersi a distanza dai confini.

L’iter autorizzativo

L’iter autorizzativo degli impianti eolici ha visto negli ultimi anni continue modifiche alle disposizioni legislative sia nazionali che regionali.

La procedura di autorizzazione vede coinvolti il Comune per la parte urbanistica; gli Enti regionali preposti per eventuali vincoli paesaggistici, ambientali, idrogeologici; il Gestore della Rete di Distribuzione; il GSE (Gestore dei Servizi Energetici); l’Agenzia delle Dogane per potenze superiori a 20kW.

Se da una parte il Governo ha cercato di snellire l’iter autorizzativo soprattutto sui piccoli impianti, dando seguito alle Direttive comunitarie, ci sono ancora difficoltà per l’allaccio alla rete di distribuzione, nel senso che la complessità della domanda richiede la presenza di un professionista anche per potenze ridotte.

Inoltre, essendo l’energia materia concorrente tra Stato e Regione, non mancano gli interventi della Corte Costituzionale e del TAR per abrogare alcuni articoli di Leggi regionali o Delibere di Giunta Regionale.

La principale disposizione nazionale che regolamenta l’installazione dei mini generatori eolici è il decreto legislativo 387/2003 e s.m.i. “Attuazione della direttiva 2001/77/CE relativa alla promozione dell’energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell’elettricità”. L’art. 12 “Razionalizzazione e semplificazione delle procedure autorizzative”, comma 1, prevede che le opere per la realizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili, nonché le opere connesse e le infrastrutture indispensabili alla costruzione e all’esercizio degli stessi impianti, autorizzate ai sensi del comma 3, sono di Pubblica Utilità ed indifferibili ed urgenti.

Nel comma 7 dello stesso articolo, viene stabilito che gli impianti di produzione di energia elettrica da fonte eolica possano essere ubicati anche in zone classificate agricole dai vigenti piani urbanistici.

Questo significa che non è necessario installarli in zone industriali anche se si tratta di un’attività produttiva.

Col Decreto Rinnovabili, Decreto Legislativo 28/2011 che attua la Direttiva comunitaria per la promozione delle rinnovabili, si dà seguito alla semplificazione delle procedure autorizzative, introducendo la Pas (Procedura abilitativa semplificata) per impianti fino a 60kW di potenza. Con questo sistema, trenta giorni prima dell’inizio lavori, il proprietario presenta in Comune, con mezzo cartaceo o telematico, una dichiarazione firmata da un progettista con allegati gli elaborati grafici e la relazione tecnica, dai quali emerga la compatibilità dell’intervento con gli strumenti urbanistici. Alla relazione deve essere allegato il progetto e gli elaborati tecnici per la connessioni redatti dal gestore della rete. Il procedimento è stato studiato sulla falsa riga della D.I.A., infatti i lavori devono essere conclusi entro tre anni dalla dichiarazione di inizio lavori (affissione del cartello) e una volta ultimati il progettista rilascia il certificato di collaudo.

L’articolo 3 stabilisce che per l’installazione di generatori eolici dal diametro massimo di 1 metro e da un’altezza complessiva di 1,5 metri non sono richieste autorizzazioni di alcun tipo, in quanto sono assimilati a un intervento di manutenzione ordinaria.

Per la realizzazione di impianti eolici di capacità superiore ai 60 kW, in base al D.Lgs. n.387/2003, è necessaria l’Autorizzazione Unica.

Compatibilità ambientale
Gli impianti eolici devono essere soggetti ad un giudizio di compatibilità ambientale in due casi:
– “impianti eolici per la produzione di energia elettrica, con procedimento nel quale è prevista la partecipazione obbligatoria del rappresentante del Ministero per i Beni e le Attività Culturali”, punto c-bis dell’allegato III del D.Lgs. n.152/2006 e s.m.i, per i quali è prevista la procedura di Valutazione di Impatto Ambientale;
– “impianti industriali per la produzione di energia mediante lo sfruttamento del vento con potenza complessiva superiore a 1 MW”, lettera e) punto 2 dell’allegato IV del D.Lgs. n.152/2006 e s.m.i, per i quali è prevista la procedura di verifica di assoggettabilità ambientale o screening.

Riassumendo, per impianti con potenza inferiore a 60 kW, il quadro di riferimento prevede:

  1. Singoli generatori eolici su tetti di edifici esistenti con altezza < 1,5 m e diametro < 1 m, e non ricadenti nel campo di applicazione del D.Lgs. n.42/2004 e s.m.i. (Comunicazione per attività di edilizia libera)
  2. PAS (Procedura abilitativa semplificata) ex Denuncia di inizio attività D.I.A. da presentare al Comune
  3. Valutazione di Impatto Ambientale e nullaosta paesaggistico con comunicazione alla Soprintendenza dei Beni Culturali, nel caso di area sottoposta a vincolo.
  4. Richiesta di allaccio al distributore di rete locale.
  5. Comunicazione all’Agenzia delle Dogane per impianti superiori a 20kW.

Il Ministero dello Sviluppo economico ha predisposto un nuovo modello unico per le procedure di autorizzazioni per i mini impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili.

Il documento entrerà in vigore il 1 ottobre 2014 e riguarderà la connessione e l’esercizio dei piccoli impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili che attualmente sono soggetti alla PAS.

Il provvedimento è contenuto nel Decreto sulla semplificazione approvato lo scorso 13 giugno dal Consiglio dei ministri.

Il costo e gli incentivi

Premesso che ci sono margini di riduzione dei prezzi, attraverso la standardizzazione dei componenti, al momento per un impianto da 60 kW, chiavi in mano, si spendono tra i 180mila ai 230 mila euro. Con l’attuale sistema incentivante, in un sito con ventosità adeguata e un investimento di 180-230mila euro per una turbina minieolica da 60kW, si hanno tempi di rientro di 6-9 anni, con entrate di 6-8mila euro all’anno per i primi 10 anni e 30-35mila euro all’anno dall’undicesimo anno in poi.

Attualmente le modalità di incentivazione della produzione di energia elettrica da impianti eolici, collegati alla rete elettrica, sono stabilite dal DM 6 luglio 2012.

Il Decreto disciplina, infatti, le modalità di incentivazione dell’energia elettrica prodotta da impianti alimentati da fonti rinnovabili, diverse da quella solare fotovoltaica, con potenza non inferiore a 1 kW.

Gli incentivi si applicano agli impianti nuovi, integralmente ricostruiti, riattivati, oggetto di intervento di potenziamento o di rifacimento che entrano in esercizio a partire dal 1°gennaio 2013.

Gli incentivi sono riconosciuti sulla produzione di energia elettrica netta immessa in rete dall’impianto. L’energia elettrica autoconsumata non ha accesso agli incentivi.

In base alla potenza dell’impianto sono previsti due distinti meccanismi incentivanti:

• una tariffa incentivante omnicomprensiva (To) per gli impianti di potenza fino a 1 MW.

• un incentivo (I) per gli impianti di potenza superiore a 1 MW e per quelli di potenza fino a 1 MW che non optano per la tariffa omnicomprensiva, calcolato come differenza tra la tariffa incentivante base – a cui vanno sommati eventuali premi a cui ha diritto l’impianto – e il prezzo zonale orario dell’energia (riferito alla zona in cui è immessa in rete l’energia elettrica prodotta dall’impianto). L’energia prodotta dagli impianti che accedono all’incentivo (I) resta nella disponibilità del produttore.

Il Decreto stabilisce che il costo indicativo cumulato di tutte le tipologie di incentivo riconosciute agli impianti a fonte rinnovabile, diversi dai fotovoltaici, non può superare complessivamente il valore di 5,8 miliardi di euro annui.

Il DM 6 luglio 2012 individua, per ciascuna fonte, tipologia di impianto e classe di potenza, il valore delle tariffe incentivanti base (Tb) di riferimento per gli impianti che entrano in esercizio dal 2013 al 2015.
I nuovi incentivi hanno durata di 20 anni.
Le tariffe si riducono del 2% all’anno a partire dal 2014, fatte salve le eccezioni previste nel caso di mancato raggiungimento dell’80% della potenza del contingente annuo previsto per i registri e per le aste.
Il valore della tariffa incentivante base spettante è quello vigente alla data di entrata in esercizio dell’impianto. La tariffa omnicomprensiva o l’incentivo, calcolati dal valore della tariffa incentivante base, saranno erogati dal GSE a partire dalla data di entrata in esercizio commerciale.
Agli impianti che entrano in esercizio prima della chiusura del periodo di presentazione delle domande di partecipazione alle procedure di Registri o Asta, che risultino ammessi in posizione utile, viene attribuita la tariffa incentivante base vigente alla data di chiusura del periodo stesso.

Il GSE ha comunicato che sia per gli impianti connessi sia nel 2014 che nel 2015 non si applicherà la riduzione del 2% annuale non essendo stata raggiunta una potenza totale connessa superiore all’80% di quella prevista per registri ed aste.

Pertanto la tariffa per il minieolico tra 20 e 200kW per tutti gli impianti connessi nel 2014 e nel 2015 sarà pari a 0,268 €/kWh.

Potenza

Tariffa incentivante base (2013)

1<P≤20

291

20<P≤200

268

200<P≤1000

149

1000<P≤5000

135

P>5000

127

Le modalità di accesso agli incentivi:

  • Accesso diretto (fino a 60kW), nel caso di interventi di nuova costruzione, integrale ricostruzione, riattivazione o potenziamento con potenza non superiore a 60kW (art.4 comma 3);
  • Iscrizione a Registri (da 60kW a 5000kW), in posizione tale da rientrare nei contingenti annui di potenza incentivabili (art.9 comma 4), nel caso di interventi di nuova costruzione, integrale ricostruzione, riattivazione o potenziamento con potenza superiore a quella massima ammessa per l’accesso diretto agli incentivi e non superiore al valore di soglia oltre il quale è prevista la partecipazione a procedure di Aste competitive al ribasso.

La richiesta di accesso agli incentivi, la richiesta di iscrizione ai Registri, nonché l’invio della documentazione – devono essere effettuate esclusivamente per via telematica attraverso l’applicazione informatica Portale FER-E, accessibile registrandosi all’Area Clienti del sito GSE.

Il GSE, nel proprio sito web, ha predisposto una sezione dove è possibile consultare i documenti e le news pubblicate dal GSE al fine di fornire agli operatori le informazioni necessarie per accedere ai meccanismi di incentivazione di cui al DM 6 luglio 2012.
Il GSE  ha inoltre evidenziato i principali aspetti di criticità che si verificano durante il processo di istruttoria per l’ammissione agli incentivi e sottolinea tali punti nel presente documento.

Gli strumenti finanziari e assicurativi

Sono sempre più numerosi gli istituti finanziari che hanno compreso le potenzialità del settore del mini eolico e hanno predisposto strumenti finanziari ad hoc.

Il meccanismo d’incentivazione offerto dal GSE, particolarmente premiante per gli impianti eolici di piccola taglia, sembra aver ulteriormente incentivato questa tendenza.

Non mancano neanche i prodotti assicurativi dedicati per coprire rischi di danni diretti all’impianto o danni economici a causa della mancata produzione oltre a quelli dovuti da eventi dolosi, catastrofi e guasti.

Alcuni tra gli istituti di credito più noti come Unicredit Leasing, San Paolo (e il corrispettivo per aziende San Paolo Imprese), Monte dei Paschi di Siena, Banca Popolare Etica o anche finanziarie offrono prodotti bancari appositamente studiati per i futuri produttori di energia elettrica da fonte eolica.

Le società che installano impianti mini eolici hanno spesso delle convenzioni con uno o più istituti bancari mediante i quali è possibile ottenere dei finanziamenti con caratteristiche vantaggiose.

UniCredit Leasing, ad esempio finanzia impianti eolici on shore a partire dalla singola turbina fino a 20 MW e i clienti possono scegliere tra diverse tipologie di impianti:

  • mini eolico – fino a 200 KW, in tariffa omnicomprensiva, utili anche per le esigenze di auto consumo delle PMI
  • impianti mono pala – con utilizzo di aero-generatori con capacità produttiva fino a 2 MW
  • parchi eolici – con capacità produttiva fino a 20 MW

Inoltre, per garantire la massima sicurezza dell’investimento, l’Istituto mette a punto coperture assicurative contro ogni possibile evento che possa intralciare il funzionamento e la produttività dell’impianto.

Il mini eolico rientra inoltre nella Legge Sabatini – bis, il provvedimento che permette alle aziende, dal 31 marzo, di ottenere finanziamenti agevolati per macchinari ed attrezzature.

In particolare, si legge nel vademecum del Mise, sono inclusi tra i beni finanziabili impianti di cogenerazione, micro-generatori e mini-eolico, qualora non infissi al suolo. L’impianto eolico di qualsivoglia entità non è ammissibile in quanto ai sensi della Circolare 4/T del 2006 dell’Agenzia del Territorio deve essere iscritto nella categoria 1/D Opifici per la quale categoria si applica il coefficiente di ammortamento del 4% “Fabbricati destinati all’industria” e quindi in bilancio è ascrivibile alla voce B.II.1.

Il prodotto finanziabile deve avere il requisito di nuovo di fabbrica. Quindi una macchina completamente rigenerata e ri-targata con marcatura “CE”, accompagnata dalla dichiarazione “CE” di conformità non può essere considerata una macchina nuova di fabbrica.

La domanda va inviata tramite Pec anche da un professionista terzo tramite procura speciale allegando le dichiarazioni liberatorie dei fornitori, inerenti al fatto che si tratti di beni nuovi.

La gestione e manutenzione

I mini generatori eolici sono macchine semplici e robuste e richiedono una manutenzione periodica di tipo meccanico ed elettrico per assicurare la corretta funzionalità, sicurezza ed efficienza dell’impianto. Con una manutenzione programmata l’impianto può durare oltre 20 anni.

Di norma si realizzano due interventi all’anno di controllo e manutenzione.

Le principali verifiche periodiche riguardano in particolare:

· connessioni elettriche (esame a vista);

· viti e collegamenti meccanici in generale;

· stralli (verifica della tensione di tiro);

· bordi delle pale (se consumati);

· manutenzione dei convertitori statici.

Circa ogni 10 anni le pale e i cuscinetti del rotore vanno sostituiti.

Gli installatori di sistemi mini – eolici sono in grado di fornire un servizio “all inclusive” di manutenzione programmata.

La gestione può anche avvenire in remoto, attraverso sistemi di comando e telecontrollo che consentono, mediante un personal computer, di ricevere dati e fornire comandi all’impianto.