Arriverà dal vento il 18% dell’energia elettrica mondiale

Secondo la Iea nel 2050 gli impianti eolici conteranno fino a 2.800 GW di potenza totale installata

Ci sarà più vento del previsto nel panorama energetico mondiale. Dalla Iea (International energy agency) è giunto l’ultimo aggiornamento sullo sviluppo dell’eolico a livello planetario. Ebbene, mentre il precedente rapporto del 2009 aveva stimato che questa fonte rinnovabile avrebbe generato il 12% dell’elettricità nel 2050, lo studio appena pubblicato assegna sei punti percentuali in più agli impianti eolici. Così secondo l’Agenzia internazionale dell’energia le fattorie del vento potranno valere fino al 18% del mix elettrico, grazie a 2.300/2.800 GW di capacità cumulativa. Di strada da percorrere ne resta parecchia. La potenza totale disponibile ha sfiorato 300 GW, con la Cina a guidare la classifica dei Paesi con 75 GW, davanti agli Stati Uniti (60) e alla Germania (31). L’eolico sta coprendo il 2,5% della domanda di energia elettrica nel mondo, con punte del 30% in Danimarca e del 18-20% in Portogallo e Spagna.

Quindi per toccare le cifre indicate per il 2050, si legge nella sintesi del rapporto della Iea, i Governi dovranno rapidamente accelerare il ritmo delle nuove installazioni annuali, dai circa 45 GW del 2012 a 65 nel 2020 e poi sempre più su, 90 GW nel 2030 e oltre un centinaio alla data finale dello studio. Serviranno investimenti per almeno 150 miliardi di dollari ogni dodici mesi, quasi il doppio della somma destinata lo scorso anno all’eolico. Una larghissima fetta di tale crescita avverrà nei Paesi emergenti non Oecd, che dal 2030 concentreranno oltre metà della potenza complessivamente disponibile a livello internazionale. La Cina da sola produrrà più energia eolica di tutta l’Europa. L’abbassamento dei costi continuerà a giocare un ruolo decisivo: già ora le pale sono competitive con le altre fonti fossili e rinnovabili, nelle aree geografiche più ventose, dove gli Stati concedono condizioni favorevoli per i finanziamenti alle tecnologie pulite. Restano però indispensabili alcuni sussidi nella maggior parte dei casi; i costi di generazione dell’eolico sulla terraferma, evidenzia la Iea, variano da 60 a 130 dollari/MWh. Quelli delle centrali offshore sono molto più elevati.

L’Agenzia è convinta che, grazie ai miglioramenti tecnologici, tali costi potranno calare del 25% circa entro il 2050 per gli impianti a terra e in misura maggiore (-45%) per quelli in mare. Per riuscire nell’impresa, però, i Governi dovranno necessariamente impegnarsi in sei diverse azioni. La prima è definire obiettivi vincolanti sulla potenza rinnovabile da installare, come quelli chiesti a più riprese dalla lobby europea del settore, l’Ewea, European wind energy association. Il secondo punto è abbattere le varie barriere di tipo non economico, snellendo le procedure autorizzative e includendo l’eolico nella pianificazione degli spazi territoriali e marittimi. La terza azione necessaria è incrementare i finanziamenti pubblici per le attività di ricerca e sviluppo, fermi finora ad appena il 2% di quelli destinati nel complesso al settore energetico.

Il quarto punto riguarda la progettazione degli impianti, che dovrà assecondare maggiormente le condizioni locali: per esempio climi particolarmente freddi o siti con venti a minore intensità. La quinta area d’intervento è sulle reti di trasmissione, con tutti gli accorgimenti per gestire la variabilità della produzione eolica. Siamo dunque nel campo delle previsioni meteo, dell’analisi statistica dei dati, dei sistemi per accumulare l’energia generata ma non immediatamente consumata. L’ultimo punto indicato dalla Iea riguarda la promozione dell’accettazione sociale delle pale eoliche, spiegandone i benefici e incrementando la cooperazione internazionale, soprattutto nelle fasi di test di nuove soluzioni tecniche.